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Da qualche tempo è alla ribalta il personal branding, il percorso di comunicazione in cui l’azienda sei tu. Approccio che, ben applicato, può rivelarsi decisamente più efficace rispetto al classico corporate branding.

Oltre ad esserlo un po’ troppo, ultimamente se ne parla anche a sproposito, al punto che alcuni “guru” nelle vesti di “esperti di personal branding” (nonostante ne violino molti capisaldi) sembrano averlo reso una specie di “moda”.

In verità il personal branding, ovvero questo magnifico modo di fare business strutturando la propria “marca personale” partendo dall’IO, non è affatto una moda ma un processo che, sebbene senza quel “fighissimo” nome anglofono coniato dall’autore e consulente statunitense Tom Peters nel 1997, esiste anche se in forme diverse fin dagli albori del commercio.

Il personal branding… di Marco Polo?

Chissà… forse il noto mercante veneziano sapeva benissimo che per comprenderlo ed applicarlo pienamente durante i suoi affari in Oriente occorresse prima dare al suo personal brand un senso.

Voglio pensare che ci riuscì veramente rispondendo al suo “come”, al suo “dove” e al suo “quando”: i tre avverbi che, tenuti a mente in questo esatto ordine, da oggi aiuteranno te, semplificandone i concetti essenziali, ad avviare ed ottimizzare il tuo personale percorso.

Come e dove comunichi?

Sin dal primo instante in cui decidi di comunicare il tuo personal brand, devi avere chiare le forme di comunicazione che utilizzerai prevalentemente. Devi avere chiaro come lo farai e dove lo farai. Nel primo caso dovrai scegliere una tra le 4 principali forme d’espressione:

  • Copy
  • Visual
  • Audio
  • Video

Forse obietterai, di fronte a questo elenco, che scegliere “come comunicare” non abbia senso, perché in realtà per massimizzare la comunicazione utilizzerai tutte queste forme. Ciò è vero, perché tendenzialmente non potrai fare a meno di usarle tutte.

Tuttavia il punto è un altro: devi scegliere quella che più si adatta a te, secondo le tue inclinazioni, e farla TUA, rendendola la tua forma espressiva preferenziale, quella cioè dove darai il massimo di te stesso.

Se ad esempio ti piace scrivere, e ne sei anche capace, il copy sarà il tuo cavallo di battaglia, pertanto come canale userai un blog ed i social network adoperando le parole scritte con estrema cura e completezza.

Se invece, ad esempio, ti piace praticare l’arte della fotografia, opterai per il visual e saranno più le immagini a parlare per te. In tal caso sarà Instagram lo strumento nevralgico della tua comunicazione.

Se hai avuto esperienze in radio, oppure sei un bravo formatore e parlare al microfono ti riesce bene e non ti spaventa, aprirai un audio podcast, ossia una radio in differita online. Sarà Itunes, in tal caso, lo strumento in cui ti farai davvero valere.

Se infine sei un videomaker o ambisci a diventarlo (e sei sulla buona strada) saranno YouTube e Facebook Video le piattaforme video da sfruttare più di tutte per farti valere e conoscere.

È ovvio che nessun canale, strumento o piattaforma esclude l’altro: spesso è la “combinazione strategica” di più mezzi a rafforzare il tuo personal branding.

Tieni sempre però presente che non puoi essere forte ovunque, ma devi fare una scelta puntando soprattutto su un solo “come” fondamentale. Il motivo è che fare personal branding richiede tanto tempo e dedizione, quindi non puoi permetterti di sprecarli su canali per i quali non sei portato. A rafforzare il concetto, ricorda che la creazione di contenuti nel personal branding è un’attività che raramente puoi delegare ma di cui devi occuparti da solo.

In sintesi: rispondi al “come” scegliendo la tua forma di comunicazione fondamentale tra le 4 forme di comunicazione principali, rispondi al “dove” scegliendo i canali online specifici dove pubblicare in funzione del tuo pubblico.

Nella stragrande maggioranza dei casi il tuo “dove” saranno i social, perché questi sono il luoghi virtuali frequentati da miliardi di persone, inclusi i tuoi futuri clienti, e ne consegue che dovrai prestarvi la massima attenzione. Ma dovrai sceglierli con cura in base a molteplici fattori, tra cui la nicchia di mercato a cui il tuo personal brand è rivolta.

Ad esempio, se la tua azienda è B2B (target business) non potrai evitare di fare di Linkedin, piuttosto che di Facebook, il tuo principale “campo di battaglia”.

Quando comunichi?

E veniamo a quello che è spesso il punto dolente, quello per la serie “e qui casca l’asino”.

Ecco il tipico scenario di chi fa personal branding in modo approssimativo, cioè senza essersi prima interrogato sul suo “quando”:

Sviluppa il suo personal brand, comprendendo ed applicando il suo “come comunicare” ed il suo “dove comunicare” ma ignorando il suo “quando comunicare”. E allora si fa in quattro per produrre i suoi primi, pochi contenuti. Dopo aver sudato sette camicie, finalmente pubblica con un gran sospiro di sollievo. Nei giorni seguenti aspetta che accada qualcosa: una mail di qualcuno che lo ha letto, visto o ascoltato, una bella serie di like sui social, qualche condivisione. Ma non accade assolutamente nulla di tutto ciò.

Questa storia triste rivela che il “quando” è la frequenza con cui devi pubblicare e che questa deve essere tendenzialmente alta perché tutto il processo di personal branding abbia chance di successo.

Nota bene: sebbene giri questa voce (come fosse una regola ferrea) non è detto che dovrai creare e postare contenuti ogni giorno (la frequenza dipenderà dalla strategia, dal modello di business, dalla nicchia e da tanti altri fattori da valutare), ma come detto dovrai farlo comunque spesso e con costanza.

Dovrai capire un concetto importante: creare contenuti non è un lavoro di serie B rispetto al tuo lavoro abituale.

Inoltre considera che anche se lo fai per interi mesi non pensare di poter ottenere risultati garantiti perché, a meno di budget elevati o di viralità rare quanto straordinarie, finora non c’è riuscito nessuno, o quasi.

Rassegnati perché dovrai pulire le ragnatele dalla casella mail per un po’ prima di raccogliere i primi frutti.

Ecco perché il “quando” è senza ombra di dubbio il punto più sottovalutato dei tre, ma in verità anche quello più importante. Perché a differenza del come e del dove, che sfruttano l’entusiasmo nell’avvio di un nuovo business, il tuo “quando” richiede ancor più metodo e disciplina.

Conclusioni

Lungi da me volerti scoraggiare, ma ho già scritto in questo post ed in diversi altri su questo argomento, il personal branding è un processo lungo, complesso e faticoso che andrebbe avviato solo dopo aver chiarito dentro di te (oltre che in un canvas) le risposte ai tuoi come, dove e quando.

In quanto consulente di web marketing per il personal brand (che ha lui stesso avviato un percorso di personal branding, di cui il copy e questo blog sono il come e il dove), sono qui per aiutarti in questo percorso.

Ti offro la mia mano anche perché da soli è più difficile, mentre in compagnia ci si incoraggia a vicenda e si fa meno la fatica.

Oltretutto essendo già partito da tempo per questo viaggio potrò indicarti la strada da seguire senza farti correre troppi rischi. Dunque, se ti va, fammi compagnia e contattami oggi stesso!


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)