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La più nota differenza tra il marketing tradizionale ed il web-marketing è la possibilità di monitorare i risultati delle campagne e delle pagine web, utilizzando in questo ultimo caso sistemi di tracking come Google Analytics. Lo scopo di questo importante strumento è quello di consentirti di visualizzare le statistiche di navigazione del tuo sito con il fine di apportare eventuali correzioni alla tua strategia: quella su cui normalmente dovrebbe fondarsi un progetto web.

In effetti il lavoro del web-marketer, ed in particolare del content-marketer, è un po’ come quello del pilota automatico di un’aereo che, per garantire l’arrivo ed il contenimento dei costi di carburante (seguendo il percorso più breve), deve effettuare continue correzioni alla rotta del velivolo. Per questo è importante che possa continuamente “vedere” i dati, perché ciò gli consente di intervenire sul sistema, migliorandolo ed ottimizzandolo, e di “riportarsi in carreggiata” con il fine di migliorarne i risultati.

Per “festeggiare” i primi 6 mesi di questo blog (l’ho lanciato, o meglio rilanciato, a metà aprile 2017) ed il superamento dei miei primi 80 articoli (ad un ritmo pianificato e cadenzato di circa 3 alla settimana), ho deciso di scrivere un post che fosse una sorta di breve guida per presentarti le funzioni essenziali di Google Analytics mostrandoti le statistiche del sito che stai leggendo.

In questo modo farò anche un primo bilancio di questo blog, ti mostrerò cioè in che modo questo sito ha portato i primi risultati. Se stai pensando di aprire un sito o blog aziendale, oppure ne hai di cui ignori l’importanza di monitorarne le statistiche con Google Analytics, questo articolo potrebbe fare al caso tuo. Ed anche se già conosci Analytics potrà comunque consentirti un utile confronto.

Tralasciando le funzioni più avanzate e le modalità di registrazione a questo servizio gratuito (prendo per scontato che hai un account Google, che ti sia iscritto al servizio e che tu o il tuo consulente o agenzia di fiducia abbia provveduto ad inserire nel tuo sito il codice Javascript di tracciamento), passerò in rassegna le funzioni più importanti, quelle che devi assolutamente utilizzare controllando le stats.

La panoramica generale

Cliccando su pubblico -> panoramica dal menu a sinistra di Analytics vedrai la vista generale del pubblico. È molto importante perché indica in sintesi la media di utenti, il numero di sessioni per utente, le visualizzazioni di pagina, il rapporto pagine/sessione, la durata media di una sessione e la frequenza di rimbalzo media del sito.

In alto invece è presente un grafico che è possibile filtrare per ora, giorno, settimana o mese, e che consente di visualizzare l’andamento generale delle visite. Nella situazione presentata nell’immagine, ho impostato il periodo semestrale da aprile a settembre.

Nel caso del blog che stai leggendo, il grafico mostra alcuni “picchi”: sono relativi a particolari post che hanno goduto di una certa popolarità generata da improvvise e virali condivisioni sui social. In generale, considerando che nel periodo estivo in generale avviene un “calo naturale” delle visite per il settore business (a cui il mio sito appartiene), non posso affatto lamentarmi: si avverte una crescita lenta ma inesorabile delle visite a partire dai primi di settembre, tendenza che, con il proseguimento della mia attività editoriale insieme al naturale rilancio del traffico b2b, dovrebbe continuare nei mesi a venire.

Tra queste metriche una delle più importanti è rappresentato dal rapporto pagine/sessione, che nel mio caso è di 1.75: non è un valore fantastico, anzi! Significa che una buona parte dei miei utenti legge un articolo e va via. Questo valore è collegato anche alla cosiddetta “Frequenza di Rimbalzo”, che per questo blog è in percentuale 80.18%.

Va detto che per la maggior parte dei siti questo valore è altino, perché dipende molto dalla nota “impazienza del navigatore medio”, e non è facile riuscire ad abbassarlo. Per cercare di farlo suggerisco, ed io stesso continuerò senz’altro in questo continuo sforzo di ottimizzazione, di inserire link all’interno che rimandino ad altri articoli. Ad esempio un link come questo (il cui post parla di condivisione di link nell’ambito dell’affiliate marketing) potrebbe diminuire la probabilità di farti abbandonare questo sito!

Un altro modo per diminuire il più possibile la frequenza di rimbalzo, che è un valore fondamentale in Google Analytics, è lavorare sui contenuti, rendendoli ancora più in focus ed interessanti, e migliorando anche la user-experience. Ma anche altri fattori possono incidere, ad esempio la velocità di risposta delle pagine e la tecnologia (i cui report si trovano sempre all’interno del menu pubblico). Tutto ciò dovrebbe tradursi anche in un aumento del tempo medio di percorrenza sul sito, che tutto sommato nel mio caso non è basso (più di 2 minuti, riportata nella voce “Durata sessione media”).

Sempre in questa panoramica c’è un altro importante valore: la percentuale di “Returning Visitors”, cioè di visitatori che sono tornati a visitare il sito dopo la prima volta, nel grafico a torta segnato in verde. Nel mio caso è migliorabile, visto che è solo del 8.7%. I visitatori che tornano sono in sostanza gli utenti fidelizzati. Nel mio caso su una media di 100 visitatori giornalieri, quasi 9 di questi sono i miei “aficionados”.

Tuttavia, nonostante il valore migliorabile, per un blog come il mio partito da pochi mesi non è così male.

È chiaro che l’intento di questo blog, come dovrebbe essere per qualsiasi blog (anche il tuo!), è quello di raggiungere risultati sempre migliori, massimizzando il numero dei lettori fedeli, ma posso dirti che ho ricevuto diverse richieste di preventivo ed un paio di miei vecchi clienti, grazie anche alla newsletter a cui il blog è collegato, mi hanno chiesto consulenze trasformatesi in progetti remunerati.

Erano “contatti dormienti”: vecchi clienti che, senza questo “nurturing”, probabilmente non mi avrebbero più contattato, ed invece lo hanno fatto perché in questi mesi il mio blog ha risvegliato il loro interesse e creato/ricordato un bisogno.

Ed un bisogno, bada bene, si tende a soddisfare rivolgendosi a chi si ritiene essere una persona specializzata ed affidabile relativamente al bisogno stesso!

Inoltre, sempre parlando dei risultati di questo blog, voglio segnalare che ho ottenuto risultati anche grazie alle affiliazioni. Tra queste segnalo il corso online dedicato agli imprenditori Liquid Business Formula con il quale, in appena 2 mesi, ho ottenuto più di 50 lead e 8 vendite, generando un incasso di €544. Sembra poco, ma trattandosi di un business liquido è tanto (di fatto non ho quasi mosso un dito per ottenere questo extra di quasi 300 euro mensili!). Se anche tu desideri partecipare a questo programma di affiliazione, contattami! Ecco la prova di quanto dico:

Gli utenti attivi

Tornando a Google Analytics, un’altra sezione interessante ed importante per analizzare i Returning Visitors, cioè gli utenti attivi del sito, è questa rappresentata dallo screen:

Nella vista in 7 giorni, si evincono gli stessi utenti che hanno interagito durante una stessa settimana. Anche qui l’aumento di interesse a partire dal periodo post-estivo è evidente. È chiaro che ciò vale per il mio settore (business), ma la tendenza potrebbe essere completamente opposta per il tuo (specialmente se lavori nel turismo).

I dati demografici

Capire i dati demografici degli utenti del sito è altrettanto importante. La maggior parte dei lettori del mio sito ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, con una maggioranza leggera degli uomini rispetto alle donne. Considerando il mio settore ritengo che siano in linea con il target. È infatti essenziale che i dati demografici siano in linea con le aspettative di chi scrive: pormi come divulgatore per i giovani desiderosi di diventare imprenditori e per chi lo è già, è assolutamente in linea con gli obiettivi che mi sono posto. Se non così fosse, ci sarebbe parecchio da rivedere riguardo ai contenuti trattati.

La panoramica d’acquisizione

Un’altra importantissima sezione su cui riscontrare i dati del sito è la panoramica d’acquisizione, selezionabile nel menu di sinistra di Google Analytics da acquisizione -> panoramica. Si tratta di una vista unificata che definisce le principali fonti di traffico.

Nel caso del mio sito, social networks, accesso diretto e ricerca organica (simboleggiati nel grafico a torta colorato) la fanno da padrone. È interessante notare come questi valori siano stati messi volutamente a paragone da Analytics con il “comportamento”, identificato sinteticamente in frequenza di rimbalzo, rapporto pagine/sessione e durata sessione.

Ed è ancora più interessante notare come la frequenza di rimbalzo sia molto più alta per gli accessi dai motori di ricerca (ricerca organica) mentre il visitatore rimane molto più sul sito accedendovi dai social. Il mio sito, cioè, risolve un problema lampante sui motori (l’utente Google ha molta più fretta di trovare una soluzione al suo problema) mentre sui social l’approccio al contenuto da parte di chi clicca il link condiviso è diverso perché l’utente è più rilassato.

Questa differenza tra “utente Google” ed “utente Social” non è una novità ed è del tutto normale. Tuttavia è uno stimolo ulteriore per migliorare contenuti ed esperienza utente, affinché quest’ultimo rimanga dentro il più possibile anche se proviene da una ricerca.

Un altro fondamentale report da considerare su Google Analytics è quello relativo al comportamento dell’utente. Nel dettaglio voglio soffermarmi per brevità solo sulle “pagine di uscita” che, essendo quelle da cui mediamente l’utente abbandona il sito, sono per ovvie ragioni quelle maggiormente da correggere. La sezione preposta è comportamento -> contenuti del sito -> pagine di uscita.

Nel caso di questo sito le pagine da cui i visitatori escono dal sito maggiormente sono quelle da cui sono spesso entrati (come riscontrato nel mio report Analytics): ma non è assolutamente un’anomalia. Nella maggior parte dei siti molte pagine di entrata coincidono con quelle di uscita perché fanno capo a post che hanno causato un picco di visite elevato dai social. In basso è possibile notarne l’elenco.

È però necessario far qualcosa per ridurre il fenomeno degli utenti in uscita. Una cosa certamente da fare è  inserire all’interno di questi articoli un numero maggiore di link che rimandino ad altri contenuti, pienamente in linea con la strategia di riduzione del tasso di rimbalzo del sito.

Ci sarebbero molti altri report e funzioni interessanti da discutere, ma renderebbero questa trattazione davvero lunga: troppo per un post! Tuttavia credo di aver trattato i più basilari KPI (Key Performance Indicators) per il novizio di questo strumento. In particolare ho evidenziato che occorre contrastare sempre un alto valore della percentuale di rimbalzo di tutte le pagine.

Monitorare e ottimizzare i KPI del tuo sito ha senso definendo i tuoi obiettivi. Ad esempio, se il tuo obiettivo è ottenere più iscrizioni alla tua newsletter, dovrai tenere traccia delle statistiche ad esso legate, come il tempo di permanenza sul sito (cioé indirettamente anche la tua percentuale di rimbalzo). Valore che va migliorato agendo ad esempio sulla call-to-action, spostando ad esempio il form di registrazione in posizione più visibile, oppure correggendone il copy in modo da essere più persuasivo.

In generale, accertati quindi sempre di conoscere la percentuale di rimbalzo (medio e specifico per le singole pagine) ed agisci di conseguenza agendo su contenuti testuali e visuali, link, usabilità e tecnologia.

Ottimizzazioni più avanzate, quelle ad esempio legate ai goal (obiettivi) verranno trattate eventualmente in un post futuro.

Ricordati infine che Google Analytics non è sufficiente per tenere sotto controllo la situazione del tuo sito. Accertati infatti sempre che il tuo sito sia stato inserito dal tuo consulente di fiduca in “Google Webmaster Tools”, un’altra piattaforma complementare (e collegabile) ad Analytics che consente di monitorare nel dettaglio il tuo S.E.O., cioè l’ottimizzazione del tuo blog per i motori.

Monitorare il tuo sito è importante, ricordalo. Non puoi pensare di portare la tua barca in alto mare e viaggiare verso la tua meta senza consultare le strumentazioni di bordo. Se non sei tu il capitano della tua barca, accertati quindi che non sia lasciata a se stessa, e che abbia comunque un buon “nostromo” a guidarla.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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